I frutti prodotti dall’albero del Carrubo sono dei baccelli che al momento della maturazione si presentano di colore marrone scuro: le Carrube.
Ho ricordi di questo frutto fin da piccola. Durante le feste religiose i “caliatori” , ovvero gli ambulanti che vendevano per strada la frutta secca, avevano l’abitudine di tostarla dentro in recipiente alimentato a gas, dove, assieme a ceci e fave secche, venivano tostate anche le carrube.
In verità la carruba è un frutto che non ha bisogno di essere tostato. Appena raccolta si presenta già essiccata dal calore del sole che l’ha fatta maturare e se si spezza il suo baccello, la polpa si presenta morbida e dolce, con un profumo dal sentore leggermente tannico.
Gli alberi di carrubo hanno il loro habitat naturale nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e necessitano di clima caldo ed asciutto. In Italia la produzione avviene soprattutto nelle regioni del Sud, in particolare in Sicilia, basti pensare che gran parte della produzione nazionale di questo frutto si realizza nella provincia di Ragusa.
Il Carrubo è un albero sempreverde ed i suoi frutti, che inizialmente si presentano verdi, progressivamente si scuriscono fino alla loro maturazione, quando presentano una superficie esterna dura, quasi legnosa. Dentro il baccello sono presenti dei semi, tutti uguali, chiamati “carati”, in quanto anticamente venivano utilizzati come unità di misura per indicare il peso di materiali preziosi.
La carruba è un frutto dall’elevato potere nutrizionale, infatti è ricca di vitamine e di minerali come calcio, zinco, potassio. Essendo ricca di fibre, spesso viene consigliata, sotto forma di polvere di carruba, a coloro che soffrono di scarsa motilità intestinale. Le sue fibre sono infatti in grado di assorbire grandi quantità d’acqua, formando una specie di gel voluminoso che aiuta a distendere le pareti intestinali, stimolando una corretta peristalsi. Pare inoltre che la carruba eserciti un’azione neutralizzante sullo stato di acidosi dell’intestino, causa di enteriti e diarree.
Grazie alla presenza di pectine tra le sue fibre, negli ultimi anni la polvere di carruba viene utilizzata anche per prevenire disturbi gastrici, assicurando la protezione delle mucose delle pareti dello stomaco. La ricerca scientifica ha evidenziato altresì che la carruba costituisce un valido alleato per la riduzione dei trigliceridi e del colesterolo cattivo (LDL) nel sangue.
Negli ultimi anni l’industria alimentare si è accorta della carruba e del suo particolare sapore, molto gradevole e simile a quello del cioccolato, anche se più delicato. A differenza di quest’ultimo però la carruba è più ricca di fibre, vitamine, minerali e soprattutto è molto meno calorica. Questa è la ragione per cui troviamo sempre più spesso, soprattutto sugli scaffali dei negozi biologici, prodotti realizzati con farina di carruba, come una alternativa al cacao o al cioccolato.
Si potrebbe pensare che tutto questo rappresenti una novità, al contrario l’utilizzo della farina di carrube in ambito alimentare non è nuovo, difatti da tempo la pasta ottenuta dalla polpa viene utilizzata nell’industria dolciaria per la produzione di cioccolato ( cosiddetto “surrogato” di cioccolato), mentre la farina ottenuta dai semi del frutto da anni viene usata come addensante in moltissimi prodotti alimentari di consumo quotidiano (ad es. salse e gelati).
Autore: Patrizia Garozzo
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